ARte
Le emozioni nell’arte…
Lezione su Padlet
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L’espressione delle emozioni: la mimica facciale.
Rabbia,
paura, disgusto, sorpresa, felicità e tristezza, sono le sei emozioni primarie dell’uomo, corrispondenti ad altrettante
espressioni tipiche del viso.
Grazie ai nostri 46 muscoli facciali,
tutti noi siamo in grado di esprimere un’infinita gamma di emozioni (si
parla di 10.000 espressioni possibili).
Nonostante si tratti di espressioni
istintive ed universali con possibili varianti legate alla cultura di un popolo, l’arte non ha
mostrato da subito interesse per questo aspetto del volto umano.
L’espressione delle emozioni nell’arte.
Fino all’avvento della scultura greca ellenistica (IV-I sec. a.C.), l’espressione tipica del viso era sempre indifferente ed impassibile ma
non inespressiva. Nefertiti (1390-1352 a.C.) esprime molto, comunica regalità, perfezione,
fascino, ma non lascia trapelare emozioni… enigmatica come la Gioconda di Leonardo.
Nell’arte mesopotamica, egizia e
greca
l’espressione del viso poteva oscillare al massimo tra una palese severità e un distaccato sorriso tipico della scultura arcaica.
I motivo non stava nell’incapacità di raffigurare le altre espressioni del
viso quanto nel fatto che per i soggetti rappresentati da quelle civiltà
(divinità e regnanti, soprattutto) era inopportuno evidenziare emozioni
legate alla fragilità umana.
Nell’arte greca
Per osservare delle espressioni un po’ più forti occorre guardare al teatro greco e alle sue maschere. Ma
in quel caso era necessario enfatizzare ed
esagerare le varie emozioni della tragedia o della commedia per caratterizzare i personaggi e renderne
riconoscibile l’atteggiamento.
Uno spettacolo di dolore e disperazione cui viene
comunicato dal suggestivo gruppo ellenistico di Laocoonte
e i suoi figli (I sec. a.C.) straziati dai
serpenti marini mandati da Atena perché il sacerdote troiano non ostacolasse il
volere degli dei e si compisse la distruzione della città.
Nell’arte romana.
Sebbene i tratti siano meno idealizzati e il volto tendenzialmente
realistico, le espressioni torneranno ad essere serie o meditabonde, senza grandi manifestazioni delle emozioni
più intime.
È ammesso un leggero corrugamento della fronte come
indice di profondità di pensiero e superiorità morale.
Nell’arte pre-rinascimentale.
E, come in tanti altri aspetti dell’arte, è
con Giotto che si recuperano le emozioni (insieme alla
riscoperta del volto
di profilo, dello scorcio dei corpi, della vera forma
delle nuvole, dei cieli blu, del chiaroscuro che crea il volume e della prospettiva che crea lo spazio…).
Nel Compianto sul Cristo morto della Cappella
degli Scrovegni (1303-1305) sembra quasi di poter
sentire le urla disperate degli angeli che echeggiano nell’aria: si strappano i
capelli, si asciugano le lacrime, si contorcono per il dolore!
Nel Rinascimento
E’ di nuovo
abbastanza raro trovare espressioni forti. Le eccezioni sono davvero poche. Ci
sono i volti affranti dell’Ecce Homo (1470) o
del Cristo alla colonna (1475) di Antonello da Messina…
Nel Seicento e nell’età del Barocco.
E’ tutto un germogliare di espressioni disperate e pathos.
Non più associate alla passione di Cristo o al tormento dei peccatori, le
emozioni si manifestano nei personaggi più vari.
In Caravaggio (1571-1610) c’è una Medusa terrorizzata,
una Giuditta che trattiene il
disgusto, un bambino spaventato,
un ragazzo colto di sorpresa…
insomma ogni sfumatura delle emozioni umane è di sicuro presente in uno
dei suoi quadri. Restando al Barocco non è da meno Gian Lorenzo Bernini (1598-1680), capace di fissare sul marmo lo sforzo di David, il deliquio di Santa Teresa o l’urlo di
un dannato.
Nel Settecento
Uno dei casi più originali della storia dell’arte è lo studio
delle espressioni umane di Franz Xaver Messerschmidt (1736-1783). Attraverso una
sessantina di busti, che lo scultore chiamava “teste di carattere“,
l’artista tedesco esplorò le infinite emozioni che si dipingono sui volti
esasperandole spesso come smorfie grottesche e
liberatorie.
Nella prima metà dell’Ottocento
Abbiamo le opere di Louis-Léopold Boilly (1761-1845) nelle quali il pittore cerca di cogliere le espressioni più
diverse.
I suoi stessi autoritratti sono una piccola
galleria di emozioni… Il suo capolavoro sono quelle “Trentasei espressioni del
viso” del 1822, esasperazione di tutti gli stati d’animo e le
smorfie possibili!
Tra la fine dell’800 e gli inizi
del ‘900.
Adolfo Wildt (1868-1931), rappresentò il proprio volto in un dolente
altorilievo intitolato proprio “Maschera della tristezza”
realizzò molti altri visi estremamente espressivi e allo stesso tempo carichi
di mistero.
Con la nascita di fumetti e cartoni animati.
l’interesse per le emozioni impresse nel volto è cresciuto
enormemente.
I disegnatori si esercitano su una gran quantità di espressioni lavorando
essenzialmente su tre elementi: occhi, sopracciglia e bocca.
Piccole variazioni dell’una o dell’altra parte del viso possono determinare,
infatti, sfumature psicologiche molto differenti. Si tratta di un esercizio molto interessante richiede spirito
d’osservazione e una certa abilità nel tratteggiare i particolari. Solo con
tanto allenamento si può diventare bravi come i disegnatori della Disney!
Attività didattica
Al termine della lezione partecipata sull’excursus storico gli allievi sono
chiamati a sperimentare la possibilità di riprodurre autonomamente le emozioni
utilizzando la mimica facciale.
Può rivelarsi molto interessante provare ad assumere
alcune espressioni legate a particolari stati d’animo e fare
degli autoscatti. È un esercizio utile per comprendere le possibilità espressive del proprio volto…
Provaci tu…fotografa e dai colore alle tue emozioni
Uno specchietto in mano e mi guardo mentre cerco di
fare la faccia arrabbiata, quella felice, quella terrorizzata, quella disgustata
eccetera eccetera eccetera.
Scatta una foto, dagli il colore dell'emozione che rappresenta, inseriscila nel Padlet appositamente predisposto e se vuoi lascia un post.
Lezione di approfondimento :
I volti e le emozioni nelle opere di Caravaggio e
“Il Tableau
vivant”
Dopo
l’excursus storico sull’espressione delle emozioni nell’arte, della lezione
precedente, ci si proporrà di esplorare la produzione di un singolo artista, il
più significativo nell’ambito del programma di Storia dell’arte del terzo anno
del liceo.
Tratteremo
Caravaggio e le sue opere, proponendo un approfondimento relativo al tema delle
emozioni e alla loro rappresentazione attraverso tre step di lavoro.
1° Step
Visione di un video riguardante alcune opere di Caravaggio.
Dopo aver visionato il video cercheremo di esplorare le emozioni che ogni quadro trasmette analizzando le espressioni dei personaggi.
L’attività, da
svolgere singolarmente, consiste nell’lasciare un post nell’apposito spazio
predisposto su Padlet relativo alla lezione su Caravaggio:
“descrivi
con massimo cinque parole ogni quadro visionato mettendo in rilievo l’emozione
che ti suscita”
Caravaggio: Il Tableau vivant
2° Step
Attività didattica di Gruppo
Continueremo
la fase “pratica” con la selezione di alcune opere di Caravaggio tra quelle
viste.
Dopo aver condiviso
i vari post di commento alle opere si sceglieranno alcuni quadri da riproporre
in piccoli gruppi di lavoro, in modo che gli studenti diventino protagonisti
del quadro stesso.
Entrano in
gioco in questa fase del lavoro anche attività legate al laboratorio di
grafica, infatti, dopo aver mimato l’opera occorrerà scattare delle foto che
saranno oggetto di elaborazione grafica attraverso software adatti al fine di
rendere gli elaborati il più possibile
somiglianti al quadro reale
L’attività si
svolgerà in piccoli gruppi, 3/4 studenti,
valuterà oltre alla capacità comprensione e riproduzione, attraverso
l’attività mimica, delle emozioni, anche lo sviluppo della capacità di
collaborazione e di lavorare in gruppo.
Il “tableau vivant”
L’attività didattica proposta sarà efficace, estremamente ludica ma anche
formativa.
Gli studenti divisi in gruppi si presteranno ad interpretare dieci quadri di
Caravaggio.
L’estremo realismo delle immagini e la relativa semplicità delle posture rende l’operazione di
posa molto più facile.
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